Le elezioni amministrative un esame per i sindaci uscenti: promossi, bocciati e rottamati

Le elezioni amministrative sono un esame per i candidati sindaco ma anche per le amministrazioni uscenti. Il voto degli elettori è il giudizio ultimo con cui 5 anni di amministrazione vengono promossi o bocciati. Da questo punto di vista possiamo analizzare le elezioni amministrative negli otto comuni chiamati al voto in Provincia di Latina.

Il risultato più ovvio è quello di Gaeta: Cosmo Mitrano si candidava per il secondo mandato, a contrastarlo altri 7 aspiranti sindaci, ma non ce n’è stato per nessuno. Ha vinto al primo turno, con il 55%, staccando nettamente l’ex sindaco a sua volta Massimo Magliozzi. Si potrà dire che dalla sua aveva una coalizione che spaziava dal centrodestra al centrosinista (con PD e Forza Italia “nascosti” dietro le liste Gaeta Democratica e Azzurri per crescere ancora), ma il successo è anche da ricercare nelle sue scelte politiche che evidentemente Gaeta ha premiato, e una su tutte può essere considerata l’installazione delle luminarie che hanno abbellito la città nel periodo di Natale. Al contrario, la crisi idrica di questi giorni poteva essere un’arma contro di lui, ma evidentemente non abbastanza affilata.

Per un sindaco riconfermato, ce n’è uno che torna a casa. È Piero Vigorelli: cercava il secondo mandato a Ponza, ma i ponzesi gli hanno voltato le spalle. Hanno scelto il nuovo che avanza? Assolutamente no, hanno preferito una vecchia conoscenza, Franco Ferraiuolo che era stato sindaco tra il 1987 e il 1993. Le nuove generazioni magari non se lo ricorderranno neppure.

Non potevano più ricandidarsi Andrea Campoli a Sezze e Tommaso Conti a Cori. Ma la loro eredità è raccolta da due assessori uscenti, l’elettorato li ha promossi, apprezzando 10 anni di buon governo. Netta la vittoria di Sergio Di Raimo a Sezze. È stato assessore al bilancio con Campoli, contro di lui aveva sei candidati sindaco, tra cui Paride Martella, in cerca di nuova gloria, e le incognite rappresentate da Movimento 5 Stelle e Sezze Bene Comune. A spoglio concluso, il M5S si può dire che non è pervenuto, mentre Rita Palombi ha ottenuto un risultato lusinghiero, nessuno ad ogni modo ha potuto quanto meno incalzarlo ed eventualmente scalzarlo o portarlo al ballottaggio. Dunque a Sezze si va avanti nel segno della continuità con un’amministrazione di centrosinistra e del PD. Un po’ come a Cori, dove la vittoria di Mauro De Lillis è stata secca: 80% contro il 20 di Angelo Sorcecchi. Gli elettori di Cori scelgono ancora una volta un’assessore uscente e promuovono così il lavoro di Tommaso Conti, e in pochi hanno pensato a cambiare e ad affidarsi al centrodestra.

L’altro sindaco che veniva da 10 anni di governo era Vincenzo Di Siena di Santi Cosma e Damiano. Ma queste elezioni meriterebbero un trattamento a parte. L’erede doveva essere Rolando Bozzella, sconfitto da Franco Taddeo che poco prima era leader della minoranza, ma che è riuscito a portare nella sua squadra il vicesindaco uscente Vincenzo Petruccelli, che in principio doveva essere il candidato prescelto. La bagarre per la scelta del futuro sindaco ha portato poi alla caduta dell’amministrazione a pochi mesi dal voto. Di Siena si fa da parte mestamente.

Ha scelto invece di non ricandidarsi per un secondo mandato Gianni Petrucci a San Felice Circeo. Il testimone doveva passare al vicesindaco Eugenio Saputo, che non è andato oltre il 33%. Il 40% che è valso la vittoria è andato invece a Giuseppe Schiboni, sindaco per la quarta volta, e che nella scorsa tornata aveva perso proprio contro Petrucci. Stavolta è andata diversamente. Da notare anche il risultato niente affatto trascurabile dell’outsider Stefano Capponi, che ha raggiunto il 20%, mentre anche in questo caso non sono pervenuti i 5 Stelle di Lecizio Parlagreco. Conclusione: Petrucci bocciato, San Felice cambia, ma, come per Ponza, si affida al “vecchio” che torna di moda, o all’usato sicuro.

Usato da rottamare a Sabaudia. Maurizio Lucci non poteva ricandidarsi e forse neanche ci teneva. Dopo due amministrazioni consecutive terminate entrambe con la sfiducia, cercava linfa vitale con Lino Capriglione e un posto come consigliere comunale. Risultato: Capriglione non arriva neppure al ballottaggio, dove ci vanno Giada Gervasi e il centrodestra unito (per una volta) di Giovanni Secci. E Lucci? Nella sua lista raccoglie 200 voti circa, e non è neppure un campione di preferenze. Bocciato senza appello.

Ventotene è l’ultimo caso da esaminare. In un isola sconvolta da un’inchiesta giudiziaria che ha visto tra gli indagati anche l’ultimo sindaco eletto, si è imposto quello che fu il suo avversario del 2015. Gerardo Santomauro interrompe così un commissariamento lungo un anno. I cittadini isolani vogliono dargli una possibilità che due anni fa gli era stata negata.

In conclusione: in queste elezioni si vedono alcune conferme degne di nota, perché non si registrano testa a testa, ma vittorie senza se e senza ma. Dove l’elettorato ha optato per la discontinuità però, sembra aver preferito un ritorno di fiamma, con un ex sindaco o aspirante sindaco. In questo quadro si inserisce Giada Gervasi. Ha mancato la vittoria al primo turno di un soffio, tra due settimane potrebbe essere lei il simbolo del cambiamento, ma non del “nuovo”.

originale su LatinaQuotidiano.it©
Author: Eleonora Spagnolo

Precedente Quando la sicurezza si migliora con il confronto, la proposta di Stefano Capponi Successivo Nasce il Comitato Civico Vigilanza Amministrativa a San Felice Circeo di cosa si tratta?