Rio Martino, quel mare così contadino. Scoperte incredibili d’agosto

Dicono ci siamo posti che parlano, che hanno una loro lingua, che discorrono che se stessi. D’estate hai tempo per guardare le cose che normalmente non ci sono, che normalmente diamo per scontate. Sono andato al mare nel tratto che va da Capo portiere a Rio Martino, è un tratto che, ora che ci penso, è un pezzo del mio cammino.

Ci venivo con mio padre, o meglio, è il posto dove mi hanno presentato il mare. Per un tempo forse lungo ho pensato che il mare fosse lì, lì e basta. Ma mica era vero, ma oggi nel mio viaggio al mare ho capito perché, è un mare senza marinai, è un mare discreto dove quelli fighi non ci vanno, Sabaudia fa più abito buono, il Circeo è più con l’accento romano. Questo è un mare contadino, mare di contadini lepini, cispadani ed ora anche indiani, ma mai di marinai.

Qui non è neanche burino come il resto del litorale laziale, è… è così silenzioso, è che non disturba, è che ti dice “stai, ma poi vattene che voglio stare solo”. Ecco è un mare che vuole stare solo, che ha malinconia della maledizione del vociale, ama il vento, ma non forte che trova rumorose anche le vele con la tavola che talvolta lo invadono.

E’ un mare a se stante, dove non ci si imbarca, dove non si sbarca. Dove tutto è niente in questo spazio immenso che ha il lago come diga alla città che incombe, che ha la duna che paziente non arretra di niente e non si offende delle gente che la rifiuta, che la usa. E’ discreto questo posto d’inverno ci si danno i baci, ma non ha mai fatto la spia. Non so perché non va di moda, ma è bello vedere pazienti pescatori a cui non ho mai visto rubare al mare altro che niente. Silenzioso, che ti accoglie, ma poi vuole restare solo quando di fa sera.

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Author: Lidano Grassucci

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