LIVELLI BARONALI: NUOVI RISVOLTI a cura di Mario Tocci


INTERESSANTE ARTICOLO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO L’INTERESSANTE ARTICOLO DEL SIG. MARIO TOCCI NE CONSIGLIAMO LA LETTURA IN QUANTO POTREBBE ESSERE LA SOLUZIONE PER IL PROBLEMA DEI LIVELLI.

I livelli Baronali al Circeo – chiariamoci e organizziamoci.

Sui mas media, ogni tanto, appaiono le notizie più disparate sulla problematica così detta dei livelli Baronali incidenti su parte del territorio di San Felice Circeo, ma l’intento dei più, ispirati da buona volontà, viene spesso reso vano da chi invece aggiungendo farina del suo sacco crea confusione. Al fine di non fare il famoso “gioco del nemico” ritengo che alcune cose siano sin da subito da chiarite per dissipare alcuni dubbi che spesso esternano alcuni nostri cittadini, ma che sistematicamente non hanno risposta.

La prima e non l’ultima cosa da mettere in chiaro è che l’amministrazione comunale, quale di colore essa sia, non può porre azioni legali a difesa delle proprietà private dei cittadini perché non ha potere di comparire in tribunale al loro posto e né può utilizzare risorse del bilancio dell’ente per pagare spese processuali per conto dei cittadini.

Pertanto chi avrebbe tale problema sarebbe ora che si metta a lavoro per capire quale è la sua situazione patrimoniale e, di contro, chi vorrebbe utilizzare il problema dei cittadini per averne un vantaggio a livello politico sarebbe altrettanto ora che facesse una scelta etica, ovvero: “prima di tutto il bene della cittadinanza!” e poi “diciamoci come stanno le cose”.

Ma forse, visti i trascorsi della vita politica locale, le tensioni che si accentuano in prossimità delle elezioni e che poi continuano per contrastare questo o quell’altro rappresentante neo eletto che non è in linea con i pensieri di chi avrebbe perso nella tornata elettorale, fa sì che la speranza che si cambi in tali atteggiamenti sia diventata un lumicino.

L’unico obbligo che ha l’amministrazione locale è quello di censire i beni disponibili e indisponibili del suo bilancio e procedere alla difesa del diritto di proprietà di quelli implicati nella problematica, ad esempio il comune può agire per suo conto solo nel caso ci siano strade, piazze, scuole, ecc., ovvero può solo procedere per azioni legali di sua competenza per i beni comunali.

La seconda è che senza ulteriore indugio si faccia capire ai cittadini che sono loro e soltanto loro a dover ricercare se sui loro beni esista la problematica. Molti dicono che avendo fatto la visura catastale sulla propria abitazione non hanno trovato i vincoli di livello. Purtroppo hanno fatto una ricerca sbagliata in quanto il diritto di livello grava sul terreno, pertanto sarebbe utile acquisire dal catasto una visura “ampliata ai terreni”. Qualora dalla più specifica ricerca catastale fuoriesca che il terreno sia assoggettato a Livello significherà, secondo gli eredi Aguet/Blanc che la casa costruita con sacrificio e sudore, per diritto di accessione, è di proprietà di chi è titolare del diritto di concedente, che oggi risultanti gli appartenenti all’asse ereditario Aguet/Blanc.

La cosa è difficile da mandare giù, ed è vissuta dalla cittadinanza come una grande ingiustizia, inutile consolarsi con il fatto che tra usi civici e livelli in Italia ci sono circa 2.000 comuni con gli stessi problemi.

Nel cercare notizie su internet, per caso mi sono imbattuto in una applicazione il cui indirizzo è il seguente  https://shrouded-shore-58646.herokuapp.com/vincoli.html  è un po’ lungo ma sembra che permetta di capire subito se abbiamo un livello sulla nostra proprietà. Basta inserire il semplice numero di foglio e il numero di particella, dando il comando cerca e se su tale bene insiste il livello vi appariranno notizie sul fatto e inoltre ci si trova d’interessante che a fine pagina vi sono un consistente numero di domande e risposte sul tema dei livelli baronali del Circeo.

P.s.: se il vostro bene non risulta livellato, l’applicazione non si apre. Pertanto si consiglia di cercare, ovvero cercate gente! Anzi di che cercate di meglio capire perché colui che conosce, meglio individua chi eventualmente sproloquia e infine ha piena facoltà di decidere da solo cosa fare.

La terza è che occorre dirimere ogni dubbio su quale parte del territorio di San Felice insiste il livello e cosa è il livello del Circeo. Per far ciò spiegherò in generale come è suddiviso il territorio di San Felice a seconda dei titoli che graverebbero nelle proprietà ricomprese in tale comune, ciò anche per dirimere la confusione che aleggia nell’aria e che molti sembrerebbe che alimentino ancor più.

Vincoli esistenti sul Territorio di San Felice oggi San Felice Circeo.

ZONA 1: Il Comune di San Felice (che solo dopo l’unità d’Italia sarà denominato con l’aggiunta dell’acronimo Circeo), nel 1400 aveva un territorio troppo piccolo per permettere ai suoi pochi abitanti di poter sopravvivere con la poca terra a loro disposizione e, pertanto, nel dicembre del 1403 il Papa Bonifacio IX dispose che parte del vasto territorio della selva grande marittima appartenente al Comune di Terracina fosse concessa al comune di San Felice Circeo affinché la mettesse a disposizione dei suoi cittadini per coltivarla e trovarvi sostentamento, nei secoli successivi nacquero dei problemi con Terracina in quanto i San Feliciani si allargarono abusivamente sempre più nel coltivare il territorio di Terracina tanto da arrivare all’odierna chiesa della Sorresca e poi raggiungere un arco di territorio in gran parte delimitato dall’attuale fiume Sisto.

Papa Gregorio XVI stanco dei continui litigi e incidenti che accadevano tra i Terracinesi e San Feliciani nominò due Cardinali, ciascuno in rappresentanza di un comune. Nel dicembre del 1841 venne stipulato un atto pubblico chiamato rescritto, registrato e trascritto dal notaio Auditore Camerale ROMANI. In sintesi, attraverso l’impiego di tecnici agrimensori fu tracciata una linea topografica che partendo da un angolo di Torre Olevola arrivava sino al braccio della “Bagnara”. In totale si aveva a favore di San Felice la superficie di 120 Rubbia Romane in enfiteusi perpetua e 540 Rubbia Romane a semina, furono concesse terre per complessivi 1.219,97 ettari. Infine, nel 1896, anche le 540 Rubbia Romane furono permutate da semina ad enfiteusi perpetua. Questo territorio è quello che comprende gli Scopeti (Cese), pantano Marino, Molella e Palazzo.

Con l’istituzione del comune di Sabaudia il Comune di San Felice Circeo perde l’amministrazione delle contrade “Molella e Palazzo”, ma a seguito di recente sentenza d’appello di queste gli è stata riconosciuta la proprietà dei terreni senza che vi esista il vincolo di livello o di uso civico perché tali diritti sono stati estinti in forza di una specifica legge che ha permesso di far nascere il comune di Sabaudia.

Pertanto ad oggi al Comune di San Felice dell’antica selva di Terracina sono rimasti circa 597 ettari e tutti i cittadini dovrebbero sapere che su tali terreni sono state emesse tre sentenze, la prima del 1989 e l’ultima della Cassazione del 23 ottobre del 2003 il tutto a confermare che detti terreni sono di “natura Patrimoniale”. Tralasciando le scelte politiche di svariate gestioni amministrative, più o meno opportune su come i cittadini dovessero acquisire la piena proprietà su tali terreni, si può affermare per quello che stiamo ora affrontando che chi ha terre in tale territorio (sopra chiamato Zona 1) non le può avere vincolate dal livello Baronale.

ZONA 2: Con l’aumento del cumularsi delle sabbie sulla costa, il territorio di San Felice si allargò acquisendo una fascia sabbiosa detta Tumuleto anche quest’area ha la sua storia, ma non è interessata da livelli Baronali.

ZONA 3: a seguito della caduta dello stato Pontificio, l’allora Regno d’Italia aveva necessità di pagare i debiti che aveva fatto per fare la guerra ai vari stati incontrati sul suo cammino e che sistematicamente sconfiggendo (con l’aiuto di Garibaldi), aveva annesso a sé generando l’Unità d’Italia sotto la famiglia Savoia.

Pertanto l’allora parlamento decise con legge speciale di vendere molti beni all’asta, tra cui il territorio di San Felice che era gestito direttamente dalla chiesa (si badi dico gestito e non di proprietà), ma la comunità di San Felice si oppose perché reclamò per sé una porzione esclusiva di territorio che era già da tempo utilizzata a rotazione dai cittadini, pertanto l’allora Intendenza di Finanza e i tecnici del demanio stabilirono che parte del monte Circeo e della località “La Mola” fossero assegnati al Comune di San Felice (Usi civici), l’atto si fece in regime di “Transazione” dove le parti distinte in Regno d’Italia e Comune di San Felice si misero d’accordo e cessarono la lite. Pertanto su tale territorio non esistono i Livelli Baronali.

Zona 4: infine il Regno d‘Italia, ormai libero da contenziosi, pose all’asta il restante territorio di San Felice che andava dall’allora canale detto Rio Torto sino alle pendici del Monte Circeo e prendeva anche la parte del promontorio che non fu assegnato al comune di San Felice, al tutto va aggiunto: le case del Centro Storico (incluso il così detto Palazzo Baronale) – ma escluso la costruzione ove aveva sede l’allora comun di pochi vani, infine insieme al tutto c’era anche il Lago di Paola (anche detto della Sorresca o di Santa Felicita).

N.b: tra i beni esclusi dall’asta appare anche l’attuale torre costiera detta “Torre Paola”.

È su questa zona appena descritta che si trovano il Livelli Baronali, ma quali livelli????, ma su tutto tale territorio venduto all’asta dal Regno????.

Anche se lunga la sopra descrizione, si spera che permetta ai cittadini di capire chi debba darsi da fare a controllare se ha problematiche con l’esistenza di livelli sui suoi beni.

Analizziamo di come il Regno cedette diritti impropriamente oggi detti livelli Baronali (Zona 4).

Premesso che l’atto di cessione dal Demani del Regno al Signor Giacchetti già dal 1910 è sparito dagli archivi di Stato e altre copie originali sono introvabili negli altri archivi competenti, questo già dà da pensare. Ma come mai per gli oltre trenta atti che interessano la Gestione pontificia dal 17esimo secolo sino al 1870 si trovano tutti in originale? Come mai si trovano in più copie e in più archivi per non contare le ulteriori copie aggiunte degli “atti processuali Camerali”.

Da una bozza di cessione dell’Intendenza di Finanza datata 1873 si evince che il Regno tentava di cedere al miglior offerente un territorio a scatola chiusa (fondo chiuso) individuando solo alcune abitazioni del Centro storico che già erano gravate da contratto in enfiteusi e, quindi, rilasciando all’acquirente l’onere ci comprovare quali erano i diritti che acquistava sulla restante proprietà e, nel caso avesse scoperto una perdita di valore perché i diritti non erano quelli venduti, l’acquirente non poteva nulla richiedere di indennizzo al Regno. Forse è per questo che le aste su San Felice andarono più volte deserte?! Il dubbio c’è e se poi aggiungiamo che l’atto di cessione poteva riportare anche delle ulteriori clausole speciali, la domanda sorge spontanea, ma quali erano le condizioni realmente accettate e sottoscritte dalle parti!? Quale era ed è l’interpretazione da dare a tale contratto di cessione?

A seguito di un biennio di ricerche, ad oggi posso dire quanto segue:

Già dall’inizio della gestione dello stato Pontificio, chi coltivava i Terreni versava un canone alla Reverenda Camera in valuta corrente ovvero in Scudi d’argento (piastre) a sua volta frazionata in porzioni di scudo detti baiocchi. Nessuno già da allora pagava canoni con i frutti della terra.

C’erano solo due soggetti che pagavano un “Censo” ovvero invece degli scudi d’argento versavano alla Reverenda Camera varie libre di cera d’api bianca lavorata in cambio dell’affitto di due abitazioni nel Centro storico.

Premesso che la Corte Costituzionale ha affermato che quando non c’è un contratto si ritiene che si sia di fronte ad una enfiteusi perpetua, salvo alcuni tipi di canoni dovuti per altre ragioni e che individuano altri diritti diversi dall’enfiteusi.

Ci si trova che ai primi dell’800 gli allora cittadini versavano:

Per gli immobili dell’attuale Centro Storico: nel 1805, solo 5 abitazioni erano sotto contratto enfiteutico stipulato da notaio in Terracina negli ultimi anni del ‘700, tutte le altre abitazioni pagavano un affitto poi detto “affitto camerale”, inoltre come già detto due abitazioni al posto dell’affitto pagavano un “Censo” in cera d’api bianca lavorata. Alcune abitazioni erano tenute libere, probabilmente per ospitare truppe in caso di necessità (vedasi motivazioni della bolla Papale di Terracina detta “no infeudanti”).

L’attuale Palazzo Baronale era lasciato a disposizione della Reverenda Camera Apostolica

Terreni ai piedi del monte circeo: versavano un canone e non esisteva contratto di enfiteusi su tali beni.

Riscuoteva il canone un amministratore della RCA anch’esso scelto tramite procedura d’appalto, ma il vincitore si aggiudicava la gestione di tali terreni per 1/4 di quello che pagava chi si aggiudicava la diversa gestione del lago di Paola, ma il Canone versato per quale tipo di accordo era dovuto e poi riscosso????

Lago di Paola e annessi: era condotto in affitto novennale concesso per gara d’appalto e obbligo di vendita del pesce in Roma.

La chiesa di Paola (oggi sconsacrata) e annessi alloggi era a disposizione della Reverenda Camera.

Dalla sopra situazione si giunge alla gestione dei Francesi sotto “Napoleone Bonaparte imperatore di Francia e d’Italia e protettore della Congregazione del Reno” poi, il tutto ritorna sotto la gestione della Chiesa, infine finisce in gestione al Regno d’Italia nel 1870 a seguito della caduta di Roma con la breccia di Porta Pia.

Alcune osservazioni d’interesse

Gli atti dimostrerebbero varie cose che sarebbe opportuno che infine divenissero di giusta valutazione degli organi preposti, tra l’altro si ricorda che sotto Napoleone l’omonimo codice prevedeva che i beni in enfiteusi fossero dello Stato e non di privati, ma San Felice se pur precedentemente ceduto dalla chiesa al Principe Poniatoscky (a quel tempo dal Principe era stato dato in gestione ad un certo Leopardi), se veramente vi fosse stata una qualsiasi enfiteusi, perché non c’era stata confisca dai Francesi? Come Mai? Allora non era enfiteusi la gestione di quello che oggi s’intende detta enfiteusi !!!????.

Si potrebbe dire che l’enfiteusi era un istituto ancora non previsto dalle bolle Pontificie? Sbagliato!!!! Ben da prima del Bonaparte esisteva nel diritto del clero l’enfiteusi, ma con essa esistevano anche una miriade di altri diritti che, guarda un po’!!! tutti prevedevano il pagamento di un Canone ecco perché la Corte Costituzionale, pur sentenziando ha previsto delle eccezioni. Ma ancor più le avrebbe previste per gli altri stati neo conquistati quale ad esempio quello delle due Sicilie dove troviamo ancora altri diversi diritti atipici.

Alcune sentenze individuerebbero che l’iscrizione del livello sui beni operata nel tempo dal Catasto sia stato un errore diffuso commesso da tale organismo, ma è mia personale convinzione che ciò non sia da intendere in tal modo in quanto l’allora catasto che appose tale prima iscrizione lo fece perché non era in possesso riferimenti ma solo una diffusa inesistenza di contratti di enfiteusi (non nello stato della chiesa) o di qualsiasi altro tipologia contrattuale (ricordiamo che dopo il 1870 si dovettero unificare più di 10 tipi di catasti e censire una miriade di atipici diritti non previsti nel codice civile che era stato appena emesso nel 1865 dall’allora Regno d’Italia). Pertanto si scelse la parola “Livello” perché questo non è altro che il nome di un contenitore che era utilizzato per conservare ogni tipo di contratto (l’odierno faldone d’ufficio), cambiare tale nome sarebbe stato onere di chi aveva il diritto di Concedente che avrebbe dovuto commutarlo nel tempo in quello che realmente era, ma purtroppo chi scopriva di avere in mano un pugno di mosche non provvide a commutarlo nella realtà dei fatti perché ciò gli faceva comodo come oggi in alcuni casi lo è altrettanto. Mi sia concesso di spezzare questa lancia a favore dell’operato svolto nel passato da tutti i catasti Italiani.

Nella pratica cosa fare!?

Oggi a San Felice, a causa di vari tipi di atti di passaggio notarili ci sono circa 200 terreni con case sopra che potrebbero comunque fare l’usucapione, ma questi se non procederanno a farsi valere, appena avverrà il consolidamento del titolo trascritto dagli AGUET, perderanno anche questa opportunità.

Purtroppo per gli altri vige la necessità di provare diversamente l’interversione del titolo o che il livello non esista, ma che sia un’altra diversa fattispecie di diritto.

Si consiglia ai cittadini di non attendere che la soluzione scenda dal celo per grazia ricevuta, oppure attendere che la trascrizione degli AGUET (oggi residenti in Svizzera) si consolidi così che da quel momento si potrebbe verificare che gli eredi AGUET/BLANC abbiano la possibilità di scegliere tra due opzioni, quali:

  • Chiedere 5 anni di arretrati di canoni insoluti e se questi successivamente non vengono versati è sufficiente così che due soli anni di arretrati permettano a loro di riprendersi il terreno e le case sopra;
  • Vendere il titolo ad un privato o ad una società di riscossione strutturata tipo EQUITALIA con contratto in unica soluzione. In tal modo risparmiarsi di affrontare le varie problematiche che sarebbero poi gestite da una organizzazione ben strutturata e maggiormente competitiva.

Sperare in una soluzione politica, a questo punto vorrebbe dire sedersi nel deserto e aspettare che piova mentre nel frattempo si secca tutto l’orto.

Mi fermo qui perché ci sarebbero altre cose tecniche, ma a questo punto non so chi di voi lettori è giunto sino alla fine di quanto qui affrontato, voglia chi di dovere, quale legale, giudice o altro, incominciare a intravedere tra le righe un po’ di aspetti interessanti.

CONCLUDO

Consigliando ad ogni cittadino di incaricare un tecnico che acquisisca tutti gli atti di provenienza del titolo che dall’odierna consistenza sia ricostruito e ricondotto sino al 1906 presso l’odierna Agenzia delle Entrate e del Territorio – sede di Velletri, come d’altra parte sembrerebbe un’agenzia ad oggi ancora moto frequentata da delegati degli eredi AGUET/BLANC, ma poco utilizzata da chi invece dovrebbe difendersi e preferisce aspettare un evento risolutore ad opera dell’intervento di altri.

In questo dover convincere potrebbero essere d’aiuto tantissimo chi svolge attività giornalistica di diffusione delle notizie per dovere di cronaca, speriamo che qualche giornalista che veda la cosa eticamente perseguibile sposi l’iniziativa di cercare la verità che, come asserivano i greci è probabile trovarla nel mezzo.

A quanto sopra aggiungo che è doveroso ringraziare chi dirama le notizie via rete attraverso la miriade di applicazioni insistenti su internet  e che in buona fede cerca di aiutare le genti a meglio comprendere, ma un monito va a chi pensa di poter utilizzare tali sistemi per terzi interessi accantonando l’intento primario che per me è sempre e solo quello del bene dei cittadini che devono poter avere quale faro del loro vivere la legalità che è sapientemente difesa già per iniziative di noi stessi mentre è doverosa da parte degli organi dello Stato. Il tutto aiuterebbe e meglio permetterebbe di creare di un libero mercato che grazie alla sua legalità fa crescere e farà aumentare le opportunità di lavoro per noi e per i figli che verranno.

Per quanto sopra mi rivolgo anche a tutti i paladini che tengono a cuore la lotta e il contrasto alle criminalità organizzate con l’esprimere l’osservazione che segue.

Ma se in circa 2000 comuni d’Italia esistono problemi di usi civici, terre patronali, Colonie perpetue, livelli, ecc. ed in questi luoghi nessuna banca o finanziaria fa prestiti a chi possiede beni che sono in tal modo vincolati e pertanto non possono essere offerti a garanzia perché legalmente non sono i loro, ovvero i nostri che siamo quelli che lavoriamo e contribuiamo a sostenere lo Stato, come si pensa di sconfiggere il fenomeno dell’usura, del riciclaggio, ecc.?

Un cliente non buono per una banca è un cliente buonissimo per chi presta i soldi a tassi elevati e così le banche e gli uffici postali hanno sempre meno clienti, soffrono la concorrenza e infine in questi territori colpiti da questo cancro chiudono i battenti.

Meditate gente, meditate ….. Ancor più è un invito a chi dovrebbe risolvere tale problematica a livello Nazionale!

Mario TOCCI

P.s.: probabilmente a questo articolo seguirà un secondo round…. forse …..

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