Chioschi e metro, Lbc rivendica le scelte risultate corrette e chiede chiarezza sul cantiere Malvaso (riaperto)


LATINA – “Se si usa la parola trasparenza poi si devono fare scelte politiche conseguenti”. Con queste parole, l’ex sindaco di Latina Damiano Coletta, ha sintetizzato lo spirito con cui oggi è tornato su due importanti vicende che hanno preso la scena questa settimana: l’inchiesta sui chioschi al Lido e la sentenza sulla Metro (una delle). Ma è venuta fuori – e non poteva che essere così – anche l’interrogazione di Lbc che chiede chiarezza sul “cantiere Malvaso” a Borgo Piave tornato attivo dopo anni di stop. Ricorderete l’inchiesta, il sequestro, il processo  di primo grado e l’Appello mai cominciato che porterà alla prescrizione dei reati. Dal completamento delle opere nascerà presto un palazzo residenziale da quasi 10mila metri cubi a filo della  principale via di scorrimento cittadina da e per la Pontina, secondo un piano decaduto. I consiglieri di minoranza civici chiedono di sapere su che cosa si basi l’autorizzazione alla ripresa dei lavori.
Ma andiamo per ordine. In una conferenza stampa convocata nella sede di Via Cattaneo dalla segretaria di Lbc Ortu La Barbera, i civici rivendicano due scelte politiche che  – dicono – sono risultate corrette: la prima, riguarda la decisione, allora presa da Coletta, di andare in Questura per raccontare che nonostante i bandi espletati, l’amministrazione non riusciva ad assegnare le concessioni per i chioschi a causa di una serie di rinunce che apparivano sospette. L’inchiesta della Dda ha detto che c’è il fondato sospetto che quelle minacce ci furono e furono di stampo mafioso.
La seconda, sulla Metro,  riguarda la pronuncia della Corte d’Appello che ha respinto la richiesta di risarcimento presentata dalla società concessionaria dell’opera. Anche in questo caso era stata una scelta della giunta Coletta decidere di non procedere ad alcuna transazione economica, nella convinzione che il Comune nulla doveva.
“Vicende distanti nel tempo, ma che sono attualissime, perché riguardano la città – dice Elettra Ortu La Barbera  – Atti che non hanno colore politico perché compiuti avendo solo a cuore il bene della comunità e che hanno dato i loro frutti: una, ha garantito legalità e sicurezza e la possibilità di fare imprenditoria pulita, a dimostrazione che il metodo (Coletta) non blocca tutto, ma consente a tutti di avere regole certe. Anche per la Metro, la scelta era giusta:  il Comune nulla deve oggi e i soldi restano a disposizione dei cittadini”.


“Ricordiamo il clima di quegli anni – aggiunge Coletta –  Quando un atto dovuto da parte di un amministratore di fronte a un fatto oggettivamente strano si traduce in un atto coraggioso, allora c’è qualcosa che non va. Mi dicevano che soffrivo di manie di persecuzione, non era così. Oggi chiediamo che la maggioranza prosegua su questa linea. Dobbiamo tutti tenere gli occhi aperti”.
Per quanto riguarda il caso del cantiere di Borgo Piave, invece, il Comune dovrà spiegare  – rispondendo all’interrogazione di minoranza – perché non ha impugnato la sentenza del Tar che dava ragione alla società costruttrice accogliendone il ricorso contro l’ordinanza di demolizione, stabilendo che: “Il provvedimento sanzionatorio in questione è stato adottato in assenza del necessario e presupposto annullamento d’ufficio del permesso di costruire n. 41/EP 2013 rilasciato in favore della ricorrente, così ingiungendosi la demolizione di opere ancora sorrette da valido ed efficace titolo abilitativo”.
“Perché non presentare ricorso al Consiglio di Stato? Chiediamo trasparenza per la città che deve sapere. E quando si usa la parola trasparenza come è stato fatto in questi giorni bisogna fare scelte politiche conseguenti”.

originale su Radioluna ©
Author: Roberta Sottoriva

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