L’ora dell’ultima battaglia, quella decisiva, per i presunti mandanti dell’omicidio di Vincenzo Del Prete è giunta. Il prossimo 21 marzo, davanti alla Corte di Cassazione, verranno discussi i ricorsi presentati da Marino Cesaroli e Roberto Bandiziol.
La Corte d’Assise d’Appello di Roma, ritenendo che non vi siano dubbi sul movente, i mandanti e gli esecutori materiali del delitto dell’imprenditore ittico terracinese, ha ridotto la pena a Cerasoli, di San Felice Circeo, e a Bandiziol, di Latina, riformando la sentenza che li condannava all’ergastolo in condanne a ventiquattro anni e mezzo di reclusione.
Del Prete venne ucciso il 18 novembre 2013 davanti alla sua abitazione, a Borgo Hermada.
Per quell’omicidio è stato condannato in via definitiva a 16 anni, 8 mesi e 10 giorni di reclusione l’apriliano Tommy Maida, che ha compiuto il delitto insieme a Gianpiero Miglietta, anche lui di Aprilia, suicidatosi in carcere.
Un’esecuzione compiuta in cambio di ventimila euro, secondo i giudici per un raggiro compiuto da Cerasoli a danno della vittima, che aveva iniziato a reclamare i suoi soldi ed è stata eliminata per evitare il risarcimento.
In appello, i giudici hanno ritenuto infatti che sia stato “accertato a livello probatorio e in modo incontestato che l’omicidio venne commesso materialmente da Maida e Miglietta e che essi agirono su mandato”.
E hanno ritenuto che diversi indizi si siano tramutati in prove di colpevolezza per Bandiziol e Cerasoli, assolvendo invece il presunto mediatore, l’apriliano Cataldo Patruno, detto Blindo.
Un provvedimento impugnato da Cerasoli e Bandiziol, che tra un mese affronteranno la battaglia davanti alla Suprema Corte.
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Author: clemente pistilli