Omicidio Del Prete, i giudici: ecco perché le pene ridotte e l’assoluzione di Blindo

Un processo indiziario quello per l’omicidio dell’imprenditore ittico terracinese Vincenzo Del Prete, ma nessun dubbio sul movente, i mandanti e gli esecutori materiali. Nessun elemento invece per poter ritenere che anche il presunto mediatore fosse stato tale e che soprattutto abbia avuto un coinvolgimento nel delitto. Con queste convinzioni, motivate in 47 pagine, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno ridotto la pena a Marino Cerasoli, di San Felice Circeo, e a Roberto Bandiziol, di Latina, riformando la sentenza che li condannava all’ergastolo in condanne a ventiquattro anni e mezzo di reclusione. Pagine in cui viene motivato anche l’annullamento della condanna all’ergastolo per Cataldo Patruno, detto Blindo, di Aprilia, che è stato assolto per non aver commesso il fatto.

Del Prete venne ucciso il 18 novembre 2013 davanti alla sua abitazione, a Borgo Hermada. Per quell’omicidio è stato condannato in via definitiva a 16 anni, 8 mesi e 10 giorni di reclusione l’apriliano Tommy Maida, che ha compiuto il delitto insieme a Gianpiero Miglietta, anche lui di Aprilia, suicidatosi in carcere. Un’esecuzione compiuta in cambio di ventimila euro, secondo i giudici per un raggiro compiuto da Cerasoli a danno della vittima, che aveva iniziato a reclamare i suoi soldi ed è stata eliminata per evitare il risarcimento.

La Corte d’Assise di Latina, indicando Cerasoli e Bandiziol come mandanti e Patruno come mediatore tra loro e i due killer, aveva condannato i tre imputati all’ergastolo.

In appello, i giudici hanno ritenuto che sia stato “accertato a livello probatorio e in modo incontestato che l’omicidio di Del Prete Vincenzo venne commesso materialmente da Maida e Miglietta e che essi agirono su mandato”. Hanno ritenuto che diversi indizi si siano tramutati in prove di colpevolezza per Bandiziol e Cerasoli. Ma hanno anche considerato l’incensuratezza di Cerasoli e le perplessità sulla sussistenza di precedenti gravissimi per Bandiziol, difesi dagli avvocati Paolo Barone e Oreste Palmieri.

Per quanto riguarda Patruno, come sottolineato dai difensori dell’imputato, gli avvocati Maria Antonietta Cestra e Giuseppe Lauretti, la Corte d’Assise d’Appello di Roma ha invece sottolineato che “non risultano elementi probatori a sostegno del giudizio di colpevolezza” nei confronti di Blindo. Di più: “Non risulta alcun serio elemento dagli atti del procedimento o alcun elemento dotato di valenza probatoria per ritenere che il Patruno abbia partecipato alla fase precedente l’omicidio, ovvero abbia fornito un contributo all’istigazione o esecuzione del delitto, né risulta provato il ruolo di mediatore”. Da tutto ciò l’assoluzione.

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Author: clemente pistilli

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