Ode a Capo Portiere, il mare che non è ruffiano così italiano

Marco di dischi lui fa la collezione
e conosce a memoria ogni nuova formazione
e intanto sogna di andare in California
o alle porte del cosmo che stanno su in Germania

E dice:”Qui da noi, in fondo, la musica non è male,
quello che non reggo sono solo le parole”.
Ma poi le ritrova ogni volta che va fuori
dentro ai manifesti o scritte sopra i muri

Sono parole di Musica Ribelle di Eugenio Finardi (mi scuserete se uso la mia musica, ma consentitemi, l’età…). E questa canzone mi risuonava nella bellezza estrema del mare di Capo Portiere, lo so che “quel che non reggono sono le parole”, ma una spiaggia lunga, la duna dietro, il Circeo che fa confine, ma perché Sabaudia, perché San Felice. Anzi ma ste isole tropicali col mare che pare dipinto. Qui ci sono certi silenzi… qui la natura non ti offende mai perché sta al suo posto e non invade. E’ come se a Capo portiere si fossero messi d’accordo il diavolo ed il creatore per fare un luogo dove parlare. Si un luogo dove c’è un equilibrio unico, un mare che fa il suo, una duna che è cornice ed in mezzo uno spazio breve per starci. A far cosa? I bimbi ci fanno le buche, le mamme li sognano con una ditta di escavatori, qualcuna li pensa già ingegneri, i padri fanno come i leoni nella savana e senza bimbi parlano anche i silenzi tra loro due. E come sono i due nessuno te lo chiede. Il mare qui è mare, non ti è nemico, ma neanche ruffiano.

Ecco Capo portiere non è ruffiano, poi ci torni a casa e bastano pochi metri e sei nel tuo rumore, ma lì, lì tra il mare e la duna, nel bagnasciuga ti viene anche da ridere con la Storia e risenti Mussolini che voleva fare del bagnasciuga un tappeto della Storia lastricato di eroi di invasioni che neanche poteva immaginare. Ma Capo portiere è così, con passeggiatori stanchi, nuotatori riverenti, surfisti affaticati. Ma nessuno ruffiano, tutto così quotidiano bellissimo.

Capo Portiere, se si fosse chiamato Chef de gardien, sarebbe la malinconia della Costa azzurra, con vecchi parigini a sentire il Mediterraneo. Ma la sua bellezza sta nell’essere italiano con gli sguardi di marinai ipotetici, il posto in cui i contadini hanno visto il mare e non c’è meraviglia che si può provare di più.

Mo vi lascio, e faccio un bagno, lento, lento, un morto a galla.

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originale su LatinaQuotidiano.it©
Author: Lidano Grassucci

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