Duplice tentato omicidio, ecco la “verità” del pentito su Zof

Dopo un banale litigio all’interno dell’American Bar di San Felice Circeo, tre anni fa Alessandro Zof si fece portare una pistola, sparò a Roberto Guizzon e Alessandro De Cupis mentre erano di spalle e poi si fece un bagno nella Coca-Cola per cercare di cancellare dal suo corpo le tracce di polvere da sparo. Ad assicurarlo ai magistrati dell’Antimafia di Roma è stato Riccardo Agostino, ex esponente del clan Di Silvio, diventato collaboratore di giustizia dopo essere stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Alba Pontina”, relativa alla cosiddetta mafia rom di Latina. Ed è con questa testimonianza che la Procura generale intende provare a blindare le condanne nel processo d’appello allo stesso Zof, a Lello Gallo e Paolo Di Martino.

Nella precedente udienza, il procuratore generale Vincenzo Saveriano aveva chiesto e ottenuto dalla Corte d’Appello di Roma l’ammissione della testimonianza del pentito Riccardo per far luce sul duplice tentato omicidio del 6 marzo 2016 a San Felice Circeo.

Il collaboratore di giustizia ha già parlato di Alessandro Zof, facendo riferimento all’agguato che nel 2010 quest’ultimo subì da Ferdinando “Pupetto” Di Silvio e fornendo particolari sul movente, oltre ad assicurare di aver organizzato un incontro a casa di Armando Lallà Di Silvio, a cui presero parte lo stesso Zof e “Pupetto”, per evitare, dopo che erano circolate alcune voci sull’intenzione di Ferdinando Di Silvio di sparare di nuovo a Zof, che la situazione tra i due potesse degenerare.

Il procuratore generale aveva quindi sostenuto che Riccardo è in grado anche di fornire informazioni sul ferimento a colpi di pistola dei terracinesi Guizzon e De Cupis su viale Circe, mentre i difensori di Zof, gli avvocati Giancarlo Vitelli e Alessia Vita, avevano ottenuto l’ammissione come teste del proprietario dell’American Bar, Fernando Capponi.

Nell’attesa dell’udienza del prossimo 8 luglio, emergono ora i dettagli del racconto del pentito su quanto sarebbe accaduto al Circeo.

Secondo gli inquirenti, Alessandro Zof, di Latina, già noto alle forze dell’ordine, è stato l’autore del duplice tentato omicidio. Dopo la discussione all’interno dell’American Bar, si sarebbe recato nel capoluogo pontino, avrebbe preso una pistola calibro 9*21 e, tornato al Circeo, avrebbe cercato di uccidere Guizzon e il nipote.

Un agguato per cui Zof è stato condannato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, a sette anni di reclusione. Lello Gallo, accusato di favoreggiamento e concorso in detenzione illecita della pistola con Zof, è stato invece condannato a due anni, ma solo per favoreggiamento, essendo stato assolto dall’altro reato. E Paolo Di Martino, di Napoli, anche lui accusato di favoreggiamento, è stato condannato a due anni.

Riccardo, interrogato dal sostituto procuratore antimafia Barbara Zuin, ha sostenuto che dopo il duplice tentato omicidio, andò a trovare Zof a casa. “Lo conosco da venti anni”, ha detto.

Il collaboratore di giustizia ha quindi riferito quanto gli avrebbe raccontato lo stesso Zof: “Mi raccontò l’episodio dicendomi che le vittime avevano litigato con Valerio Cornici e Lello Gallo in una discoteca a San Felice ed erano venuti alle mani. Disse che lui aveva deciso immediatamente di sparargli. Si era perciò fatto portare una pistola calibro 9 dal fratello, incontrandolo a metà strada tra Latina e San Felice, ed era tornato in discoteca incontrando le due vittime al lato della stessa”.

Poi l’agguato: “Mi disse che le aveva viste e che erano di spalle e che gli ha sparato quattro o cinque colpi, coprendosi il volto con una felpa”.

Ancora: “Mi disse che il Riesame aveva annullato la misura cautelare a suo carico proprio perché aveva colpito le vittime alle spalle e perciò il loro riconoscimento non era pienamente attendibile”.

Riccardo ha quindi riferito anche della fuga del presunto autore del tentato omicidio. “Mi disse – ha specificato riferendosi sempre a Zof – che si era allontanato con la sua Smart andando a Napoli da un suo amico, tale De Martino e che era stato fermato dalle forze dell’ordine, che però lo avevano immediatamente lasciato andare. Mi disse che perciò si era potuto fare un bagno nella Coca-Cola per eliminare eventuali tracce di polvere da sparo. Mi disse che era notte e che dopo avere sparato era molto soddisfatto. Mi disse che le vittime strillavano come maiali”.

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Author: clemente pistilli

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