Attentato Ente Parco, in carcere 67enne reo confesso: “Voleva incendiare”

E’ stato il procuratore capo Carlo Lasperanza a richiedere l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 67enne Giovanni Scavazza, che aveva confessato l’attentato incendiario all’Ente Parco, a Sabaudia. L’uomo aveva tentato di evitare l’arresto collaborando, ma sembra che volesse addirittura lasciare il paese dopo la richiesta di un campione di dna che avrebbe potuto incastrarlo. Davanti al pericolo di fuga sono scattate le manette. Il 67enne è ora ristretto nel carcere di via Aspromonte, a Latina.

Il provvedimento, eseguito dai carabinieri, è stato firmato dal gip Giorgia Castriota.

I dettagli dell’operazione sono stati resi noti questa mattina, 25 settembre, durante la conferenza stampa. Il comandante provinciale dei carabinieri Gabriele Vitagliano ha voluto sottolineare alcuni elementi: “Il primo – ha detto – è la sproporzione di un gesto fatto per un banale interesse economico personale che rischiava però di causare la perdita della foresta demaniale. Un bene che resta l’ultimo esempio di quel tipo di foresta in Italia e che qualifica territorio di Sabaudia. Il secondo è un moto di orgoglio: l’Arma dei carabinieri non si fa intimidire come in altri episodi. Ci fa onore che si cerchi di intimidirci perché è dimostrazione che facciamo il nostro lavoro”.

Durante l’incontro con la stampa è stato sottolineato anche come i carabinieri forestali “non hanno usato due pesi e due misure”, come il padre del gestore dello stabilimento balneare più volte controllato ha voluto far credere anche con numerosi esposti in Procura. L’arrestato avrebbe infatti ideato l’atto intimidatorio perché sentiva che verso la sua famiglia ci fosse un particolare accanimento delle forze dell’ordine. Aveva più volte segnalato che anche gli altri noleggi sul lungomare non fossero perfettamente in regola.

“Abbiamo svolto diversi controlli anche in altri stabilimenti e noleggi – ha spiegato il maggiore Katia Ferri, comandante della stazione carabinieri Parco nazionale del Circeo – e dopo i fatti del 24 giugno scorso abbiamo istituito una task force con controlli a tappeto su tutto il litorale e abbiamo riscontrato irregolarità e ripristinato la legalità”.

Insomma, nonostante le dichiarazioni del 67enne, in cui ha specificato che non voleva dare fuoco, ma soltanto intimidire, gli inquirenti sono convinti che cercasse il gesto eclatante e che il suo obiettivo era quello di incendiare la sede dell’Ente Parco, nella quale è conservato l’archivio storico. Non sarebbe riuscito nel suo intento perchè avrebbe avuto paura di essere scoperto. La volontà di fuggire, poi, il Portogallo o in Svizzera, da quanto emerge nelle indagini, hanno fatto scattare inevitabili le manette ai polsi del 67enne.

Il figlio resta indagato. Nessuna misura però per l’uomo, che avrebbe saputo delle intenzioni del padre, ma non avrebbe partecipato in alcun modo all’attentato incendiario.

 

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Author: Silvia Colasanti

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