Angelo Izzo, mostro del Circeo, confessa il delitto di Rossella Corazzin

Angelo Izzo, uno degli autori del massacro del Circeo, avrebbe confessato in carcere anche l’omicidio di Rossella Corazzin. Noto alle cronache per il delitto di Rosaria Lopez e per lo stupro di Donatella Colasanti, l’uomo avrebbe spiegato come con alcuni amici avrebbe violentato e ucciso anche la 17enne veneta scomparsa da Tai di Cadore il 21 agosto del 1975, di cui non si è avuta più alcuna traccia. L’adolescente, uscita per una passeggiata nel bosco, venne rapita e portata in una villa vicino al lago Trasimeno (in provincia di Perugia). Qui fu seviziata da almeno dieci uomini e poi uccisa. Il suo corpo non è stato mai più ritrovato e la Procura di Pordenone ha dichiarato la sua morte soltanto nel 2010. La notizia è riportata su IlGazzettino.it, ma per l’avvocato che seguì Izzo per un lungo periodo, la notizia sarebbe priva di fondamento.

Ora la Procura di Roma ha chiesto di riaprire il fascicolo. Il procuratore capo di Belluno ha trasmesso gli atti per competenza a Perugia.

Il delitto della povera Rossella ricorda, se confermato nella sua ricostruzione, quello del Circeo avvenuto soltanto un mese dopo. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, rispettivamente 17enne e 19enne all’epoca dei fatti, vennero violentate, picchiate e seviziate in una villa in via della Vasca Moresca, in zona Punta rossa a San Felice Circeo, il 29 settembre 1975.

Rosaria venne portata nel bagno al piano di sopra, dove fu picchiata e annegata nella vasca da bagno. Donatella invece riuscì a salvarsi: si finse morta nel bagagliaio della Fiat 127 di Raffaele Guido (padre di Gianni), accanto al corpo senza vita dell’amica.

La sua testimonianza, poi, risultò essenziale per l’arresto dei tre aguzzini: Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira. I fatti passarono alla storia come “il massacro del Circeo”: un delitto che sconvolse il Paese e sollevò la protesta del movimento femminista, una feroce polemica sugli assassini “fascisti e borghesi”.

Tutti e tre gli accusati furono ritenuti colpevoli, il 29 luglio 1976, e condannati all’ergastolo  in primo grado (in contumacia per Ghira, che fuggì in Spagna). Izzo, nel 2004, ottenne la semilibertà dai giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo: ne approfittò il 28 aprile 2005 per trucidare altre due donne, rispettivamente moglie e figlia di un pentito della Sacra corona unita.

originale su LatinaQuotidiano.it©
Author: Silvia Colasanti

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